sabato 26 settembre 2015

Cosa significa gender e cos'è l'ideologia gender




Visto il clamore mediatico che tale argomento sta suscitando da mesi, non potevo non buttare giù due righe per fare un po' di chiarezza sull'argomento.  


COSA SIGNIFICA GENDER
Tramite media e social network si sta facendo una confusione micidiale a riguardo. Questa parola, che mette tanta paura ai genitori a casa, di spaventoso non ha assolutamente nulla.
La parola "gender" dall'inglese si traduce "genere" o meglio "sesso". Quindi si usa per identificare uomo o donna. Molto più comunemente però la parola gender ha un significato più esteso:

Gender: The state of being male or female (typically used with reference to social and cultural differences rather than biological ones 
Ovvero: "L'essere maschio o femmina (tipicamente usato in riferimento alle differenze sociali e culturali piuttosto che a quello biologico).
Da questo si deduce che la parola gender ha un significato molto più ampio, e che non si limita a definire il sesso biologico, ma indica il ruolo sociale attribuito ad uno o l'altro sesso.

In italiano se andiamo sul dizionario treccani troviamo:
gender/genere Il termine italiano genere traduce l’anglosassone gender, introdotto nel contesto delle scienze umane e sociali per designare i molti e complessi modi in cui le differenze tra i sessi acquistano significato e diventano fattori strutturali nell’organizzazione della vita sociale.(...)
Il genere come categoria. Nei vari contesti di ricerca in cui è oggi usata, la categoria di g. problematizza l’identità sessuale naturalisticamente intesa, per cui il g. sta a indicare i comportamenti associati o attribuiti all’identità sessuale, quindi i condizionamenti esercitati dalla società e dalla cultura sulla conformazione dei ruoli maschili e femminili. (...)
 Chiarito cosa si intende in questo contesto la parola gender possiamo andare avanti.


COS'E' L'IDEOLOGIA GENDER

La teoria che tanto sta spaventando le mamme italiane è questa terribile "ideologia gender". Ma cos'è questa ideologia? Di cosa parla? Chi l'ha inventata?

In realtà non si è mai parlato di "ideologia gender" nella proposta per la scuola. La parola "ideologia" è stata introdotta dagli oppositori di tale proposta per bannarla. Ma se proprio vogliamo utilizzarla, dobbiamo un attimo fare un passo indietro per capire cosa è in realtà "l'ideologia gender". Anche qui, essendo il concetto inglese, dobbiamo fare un piccolo sforzo e vedere gli inglesi/americani cosa intendono per "gender ideology":

Gender ideology: Both gender ideology and gender role ideology refer to attitudes regarding the appropriate roles, rights, and responsibilities of women and men in society. The concept can reflect these attitudes generally or in a specific domain, such as an economic, familial, legal, political, and/or social domain.
Traditional gender ideologies emphasize the value of distinctive roles for women and men.
Senza tradurre letteralmente, per "ideologia gender" si intendono i ruoli, i diritti e le responsabilità attribuite all'uomo e alla donna nella società. 
E anche qui possiamo vedere come il concetto ruota sempre attorno al ruolo sociale piuttosto che sul sesso biologico o la propria identità sessuale, come alcuni hanno erroneamente dedotto.

Ma veniamo al dunque. Allora cosa si voleva insegnare ai nostri/vostri figli? Semplicemente, il progetto che si voleva portare a scuola è spiegare ai bambini che il loro sesso di nascita non è un limite agli obiettivi che hanno nella vita. Lobiettivo è quello di abattere le differenze tra uomo e donna sul piano sociale. Facciamo degli esempi semplici: non è giusto che una donna che ricopra un incarico lavorativo al pari di un uomo deve guadagnare meno solo perché è donna. Non è giusto che una donna o un uomo non possano scegliere con libertà e senza discriminazioni di fare un lavoro o uno sport tipicamente considerato del sesso opposto. Non è nella natura del proprio sesso biologico il modo di fare, di vestire, i gusti, ecc... ma sono delle costruzioni sociali inventate da noi. L'obiettivo è abbattere gli stereotipi, i pregiudizi e insegnare il rispetto reciproco.

Queste sono le differenze tra uomo e donna di cui si parla, ovvero quello che per uomo o donna è considerato consueto fare nella società. Nessuno vuole demolire l'identità di uomo o donna, ma scindere il concetto di "ruolo nella società" rispetto al "sesso di nascita".
Tutto questo non ha nulla a che vedere con l'identità di genere o l'identità sessuale. Dato che non so se tutti conoscano l'effettiva differenza tra le due cose faccio un piccolo riassunto:

Identità di genere: Indica il sesso a cui ti senti appartenere, indipendentemente dal sesso di nascita. Molte persone che non si sentono appartenere al sesso di nascita solitamente intraprendono un cammino per cambiare il proprio corpo fisicamente. L'identità di genere si forma nei primi anni di vita, molti transessuali già a 3-4 anni (quindi anche prima dell'educazione scolastica), già sapevano di non sentirsi a proprio agio con il sesso di nascita e il ruolo sociale a cui avrebbero dovuto uniformarsi. Ricordo che molti di questi bambini crescono odiando il proprio corpo e odiando se stessi, fino a quando non riescono a riconciliare corpo e mente nel sesso a cui si sentono appartenere. Una situazione straziante che né io né molti di voi potremmo mai comprendere a pieno non essendoci passati.

Identità sessuale: Indica l'attrazione per l'uno, per l'altro sesso o per entrambi i sessi. Non ha nulla a che vedere con l'identità di genere. Una persona omosessuale è attratta da persone dello stesso sesso (o da entrambi se bisessuale), ma se nasce uomo si sente uomo, se nasce donna si sente donna. Anche l'identità sessuale si forma nei primissimi anni di vita, indipendentemente da esperienze ed educazione subita. Parlando per esperienza personale, io già lo sapevo a 7 anni pur non conoscendo il termine "omosessualità" o la sua esistenza. D'altronde, anche chi è eterosessuale ha le sue prime infatuazioni sui banchi di scuola, e non sceglie per chi essere attratto. Succede e basta.
L'unica differenza con l'identità di genere è che mentre la consapevolezza di se si manifesta nei primi anni di vita, l'attrazione sessuale si manifesta più tardi, spesso nell'adolescenza. Questo però non significa che tutti gli anni prima, esperienze ed educazione, possano forgiare la propria identità sessuale. Semplicemente, lo capisci quando inizi a maturare ed avere le prime infatuazioni.

Veniamo quindi al dunque. Nessuna teoria gender o ideologia gender voleva essere inculcata ai bambini (cosi come corsi di masturbazione o cavolate varie che si leggono sul web). 
Quindi, se mi stai dicendo che per ideologia gender intendi un concetto che vuole ridefinire l'identità di genere o sessuale di una persona, ti dico che l'ideologia gender di cui parli non esiste e non hai capito un tubo.

Viceversa, quello che si vuole insegnare a TUO FIGLIO non è che può scegliere se essere un maschio o una femmina, ma insegnare il rispetto nei confronti di  altri bambini che non si uniformano ai canoni sociali di uomo e donna imposti dalla società (che non è detto che sia dipeso dall'identità sessuale o di genere). Si vuole semplicemente evitare che TUO FIGLIO prenda per il culo I FIGLI DEGLI ALTRI, facendoli vivere un adolescenza di merda. Nessuno vuole costringere tuo figlio a giocare con le Barbie, ma semplicemente gli si vuole insegnare a non discriminare un altro bambino se preferisce le Barbie alle macchinine, e che questo non fa di quel bambino un gay o un bambino che non accetta la sua identità di genere, ma anche se cosi fosse, non ci sarebbe nulla di male.

Poi, se hai paura che TUO FIGLIO diventi omosessuale o voglia cambiare sesso solo perché a scuola gli insegnano che è possibile, puoi stare tranquillo: se non lo è, non lo sarà mai. Viceversa, se tuo figlio è omosessuale o non si sente appartenere al suo sesso di nascita perché è nato cosi, educare i figli degli altri al rispetto significherà far crescere tuo figlio in un ambiente sano e amichevole. Se neanche questa cosa ti sta bene, perché vorresti tuo figlio a tua immagine e somiglianza, scegliendo per lui chi deve essere e con chi deve andare a letto, fai un favore alla società: non fare figli.

Ricapitolando, l'uniformarsi al ruolo sociale attribuito all'uno o all'altro genere ha poco a che vedere con l'identità di genere o l'identità sessuale. Ad esempio, ci sono bambini che si sentono maschi e sono attratti dalle femmine e che vogliono fare i ballerini di danza classica. Molti di questi probabilmente non lo faranno mai, spaventati dal giudizio degli amici a scuola o da quello dei propri genitori. Se anche in questo caso sei d'accordo, e vorresti che tuo figlio facesse calcio o basket, essendo sport più virili, anche in questo caso ti consiglio di demordere e non fare figli...

A mio modesto parere, qualsiasi uomo o donna che non si rispecchia  nel ruolo sociale attributito dalla società in cui vive, non vuole affatto promuovere il concetto di "gender ideology", ma anzi, vorrebbe cambiare o smontare quei ruoli sociati attribuiti al suo genere di nascita. Quindi, se proprio vogliamo parlare di "ideologia gender", perché ad alcuni tanto piace definirla ideologia, a persone come me che odiano gli stereotipi sessuali attribuiti alla donna nella società, questa ideologia fa schifo! Per questo quando leggo frasi e cartelloni con scritto "fermiamo l'ideologia gender", mi viene da ridere perché è proprio quello che la comunità LGBT vuole a mio parere!

Note sull'immagine: Ho scelto come immagine del post una campagna trovata sul web, descrive a pieno il concetto che volevo esporre in questo post. Traduzione: "I pregiudizi sono nella tua testa, viviamo senza violenza"



mercoledì 27 febbraio 2013

Gay e terapie riparative: quando si vuole riparare ciò che non è rotto


Per chi non avesse mai sentito parlare di "terapie riparativa dell'omosessualità", ma soprattutto per chi già la conosce, inviterei a leggere quanto scritto.
Questa pratica, come ben risaputo, viola il codice deontologico degli psicologi italiani. L'omosessualità è considerata dalla comunità scientifica una variante naturale dell'orientamento sessuale. Non è una malattia, come già stabilito dall'APA (American Psychiatric Association) nel 1973, per cui non ha ragione di essere curata. Pensare di poterla curare è come ostinarsi a voler guarire una persona perfettamente sana.

Purtroppo si cade in errore quando ci si affida alle ipotesi di persone che, pur avendo una laurea, sono influenzate da una fortissima morale religiosa che tende a prevalere sui presupposti scientifici e l'utilizzo di strumenti conformi alla pratica professionale psicologica. Avere una laurea non sempre è sinonimo di competenza.
Mi sto riferendo ovviamente a personaggi quali Joseph Nicolosi, noto psicologo che da anni promuove le terapie riparative. Lui spiega che l'omosessualità è dovuta ad una carenza della propria identità sessuale, causata da un'alienazione nei confronti di individui dello stesso sesso del soggetto.

Tratto da wikipedia:
"Nicolosi, d'altra parte, sostiene di non considerare necessariamente l'omosessualità in sé come una malattia, ma di offrire semplicemente una terapia volta a sanare la condizione di egodistonia di quegli omosessuali che non desiderano accettare lo "stile di vita gay" propinato, a suo dire, dalle associazioni gay attraverso le terapie affermative - posizione comune a molti specialisti che nel corso del Novecento hanno proposto terapie simili - ma allo stesso tempo afferma anche di non aver mai incontrato omosessuali egosintonici, a sua impressione, realmente contenti della propria omosessualità."
Che lui non li abbia mai incontrati mi pare ovvio, chi vive serenamente il suo orientamento omosessuale sicuramente non andrebbe mai da un soggetto simile per un consulto. In secondo luogo, un omosessuale egodistonico è una persona che pur essendo omosessuale non si accetta nella propria condizione. Facile quindi fare un lavaggio del cervello a chi già di per sé non accetta la propria omosessualità, per cui pagherebbe oro pur di uniformarsi all'orientamento eterosessuale, orientamento tanto decantato dalla società come unico "naturale e sano". 
Per tale motivo io, come del resto tutta la comunità scientifica, rigettiamo queste terapie perché rivolte esclusivamente a persone fragili che non riescono a convivere con la propria omosessualità.
La malattia non è l'omosessualità, ma la società e la religione che giudica negativamente quest'orientamento sessuale, rendendo difficile la vita a chi non è eterosessuale.

La comunità scientifica boccia tali terapie anche in seguito a numerosi studi che, oltre ad aver scartato l'ipotesi di omosessualità come malattia, hanno sempre rigettato l'idea che il proprio orientamento sessuale possa cambiare.

Queste terapie approfittano di genitori disperati, persone fragili e spaventate dalla loro condizione di omosessualità, e che si affidano a questi pseudo-psicologi che non fanno altro che sfruttare la loro autorità in campo psicologico per imporre i propri valori morali. Questo sottolinea un uso eticamente scorretto della propria professione.

In Italia infatti il codice deontologico degli psicologi vieta ogni tipo di terapia volta a cambiare un orientamento sessuale.


Lo stesso articolo 4 dice: 
“Nell’esercizio della professione, lo psicologo rispetta la dignità, il diritto alla riservatezza, all’autodeterminazione ed all'autonomia di coloro che si avvalgono delle sue prestazioni; ne rispetta opinioni e credenze, astenendosi dall’imporre il suo sistema di valori; non opera discriminazioni in base a religione, etnìa, nazionalità, estrazione sociale, stato socio-economico, sesso di appartenenza, orientamento sessuale, disabilità. Lo psicologo utilizza metodi e tecniche salvaguardando tali principi, e rifiuta la sua collaborazione ad iniziative lesive degli stessi.”
Altrettanto l'articolo 5 afferma: 
“Lo psicologo è tenuto a mantenere un livello adeguato di preparazione professionale e ad aggiornarsi nella propria disciplina specificatamente nel settore in cui opera. Riconosce i limiti della propria competenza ed usa, pertanto, solo strumenti teorico-pratici per i quali ha acquisito adeguata competenza e, ove necessario, formale autorizzazione. Lo psicologo impiega metodologie delle quali è in grado di indicare le fonti ed i riferimenti scientifici, e non suscita, nelle attese del cliente e/o utente, aspettative infondate”.

Come ci si può immaginare, i risultati di queste terapie non sono per niente affidabili. La maggior parte dei dati che queste terapie portano alla luce è solo di uomini, a loro detta, guariti completamente. Ovviamente sempre tacendo sugli altrettanti risultati negativi di chi è tornato ad avere relazioni omosessuali. Si tace sulle persone che hanno aumentato il disprezzo in loro stessi durante e dopo la terapia. E' più che ovvio che se dopo tali sedute ti viene mostrata continuamente l'omosessualità come una devianza, come una condizione non naturale, ovvio che finisci per odiare ancora di più te stesso se poi ti rendi conto che non riesci a cambiare gusti.

Il risultato apparentemente positivo sarebbe dovuto solo ad un perfetto lavaggio del cervello mescolato ad una gran voglia da parte del paziente di uscire da quella condizione ritenuta non normale da lui stesso, riuscendo infine ad auto convincersi di essere cambiato. 

In tutte le terapie svolte negli USA dalla NARTH, ma purtroppo anche in Italia, non si fa una reale differenza tra comportamento e orientamento omosessuale, nessuno si accerta se ci sia una semplice attrazione fisica verso persone dello stesso sesso o anche innamoramento. Non si fa alcuna differenza tra chi è bisessuale e chi è omosessuale, e ciò non toglie che chi dichiara di non essere più omosessuale non sia altro che un bisessuale che alla fine della terapia a semplicemente represso la propria parte omosessuale.
Troppo facile in questo modo.

Davide Vari, giornalista eterosessuale di liberazione, si è finto omosessuale per 6 mesi andando ad investigare su questi centri Italiani che ti promettono di poter guarire. Racconta di essere scioccato e nauseato dal metodo, tutt'altro che scientifico, utilizzato da tali centri. A parte l'essere passato tra psicologi e preti durante la terapia, racconta che nessuno mai gli aveva chiesto se si sentiva felice nelle sue relazioni omosessuali e se ne era innamorato, ma semplicemente si limitavano a chiedere quante penetrazioni aveva subito. Perché ovviamente l'essere passivi è il peggiore dei mali, equivale al sentirsi donna, e tale caso è considerato il più grave e difficile da "correggere".

Se siete omosessuali e non lo accettate, fatevi un favore, non spendete soldi inutilmente. Evitate queste inutili terapie. Se siete uomini nessuno vi vieta di stare con una donna, stateci e basta, sposatevi e fate tanti figli se è quello che crediate vi renda felici. Stesso discorso per le donne.
Perché pagare e perdere tempo con gente che vi aiuta solo ad odiare giorno dopo giorno il vostro lato omosessuale? Reprimetelo e basta. Il punto a cui voglio arrivare con questo discorso è che della vostra vita potete fare ciò che volete, soltanto una cosa vi chiedo di non fare: dire che si può guarire.
Non si guarisce da un bel niente, a meno che tu non abbia la varicella.

Omosessualità e pedofilia

Questo post è dedicato a tutti gli utenti che sul web affermano che la maggior parte dei pedofili sono omosessuali. 
 
Non c'è nessun nesso tra le due cose, è risaputo da anni, gli psicologi lo sanno da anni. Ma chi odia i gay però un nesso lo cerca, perché se è convinto che i gay sono sbagliati una scusa la deve avere. E quando non la trova se la inventa.
Poi ci sono casi come questo, un pirla fa uno studio del cavolo, può essere un panettiere o un esperto antropologo, a chi legge non importa, perché a quelli che i gay proprio non piacciono l'importante è che lo "studio" dimostri quello che vogliono sentirsi dire.

In primo luogo quando si legge un articolo scientifico bisogna sempre leggerlo per bene; arrivare a leggere solo la conclusione (per strumentalizzarla a favore della propria morale eterosessista) o riportare solo i punti che sostengono la propria tesi fa ben capire quanto si è superficiali e inadatti a riportare una ricerca in difesa di una propria idea. In secondo luogo una ricerca, benché supportata da dati a sostegno di una determinata ipotesi, non serve a nulla se non confrontata con altri studi di altri autori sul medesimo tema.

L'articolo infatti non dimostra affatto che la maggior parte dei pedofili sono omosessuali.
La parte che tratta di omosessualità riguarda queste poche righe:



Il dato che salta subito all'occhio è il vago 9-40%, dato impreciso e privo di significato scientifico a mio parere. Una cosa è dire che il 9% sono pedofili omosessuali e un'altra è dire che lo sono il 40%. Tra l'altro rimane ignoto il restante 60-91%, probabilmente da distribuirsi tra i bisessuali e eterosessuali, ma non si sa in che maniera.

Seconda frase che subito dovrebbe permettere di evitare di saltare a conclusioni affrettate è (la scrivo in italiano):
"questo risultato non implica che gli omosessuali sono più propensi a molestare bambini, ma solo che una larga percentuale di pedofili sono omosessuali o bisessuali nell'orientamento verso i bambini".  
E lo ripeto: nell'orientamento verso i bambini. Quindi non nell'orientamento sessuale in sé, l'autore non sta dicendo che queste persone hanno le medesime preferenze per soggetti adulti, ma semplicemente nella preferenza del sesso dei bambini. 

Purtroppo l'autore mette in confusione utilizzando dei termini non appropriati. Vedi quando parla di "pedofilo omosessuale", il termine non si riferisce ad un omosessuale, ma ad un pedofilo attratto esclusivamente da bambini maschi. Può sembrare la stessa cosa ma non lo è. La terminologia utilizzata è pessima.

C'è una grande differenza tra orientamento sessuale, ovvero la preferenza per soggetti adulti (uomini o donne che sia), e la preferenza sessuale per bambini maschi o femmine.

Leggendo un articolo che riporta vari studi e conclusioni tratti dal libro The stop child molestation book. riporto alcune righe facenti riferimento ai pedofili che molestano solo i bambini maschi:



Traducendo i dati che emergono dal testo:
- l'8% sono omosessuali, ovvero attratti esclusivamente da uomini adulti.
- Il 51% dei pedofili hanno preferenze esclusive per donne.
- Il 19% dichiara di essere attratto prevalentemente ma non esclusivamente da donne .
- Il 9% è attratto sia da uomini che da donne adulte.
In poche parole il 100% degli uomini considerati ha preferenze verso i bambini maschi. Di questi va ad analizzare l'orientamento sessuale nei confronti di soggetti adulti. Si evince quindi che l'orientamento sessuale non ha niente a che vedere con l'orientamento verso  un sesso specifico dei bambini, e per di più i molestatori di bambini maschi sono per lo più eterosessuali secondo questi studi (51%).

L'OMS definisce l'omosessualità una variante naturale del comportamento umano. Nel 1973 l'American Psychiatric Association rimosse l'omosessualità dal Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders in cui era stata erroneamente inserita. Per tali motivi l'omosessualità non è considerata un disordine mentale ne' una patologia. Infatti l'omosessualità in sé non limita l'individuo nell'avere una vita stabile e a relazionarsi con gli altri. Un individuo omosessuale è semplicemente attratto da persone del suo stesso sesso, adulte e consenzienti.
Al contrario la pedofilia viene considerata una parafilia. Tale attrazione per i bambini suscita infatti disagio e incapacità a relazionarsi nella vita, stiamo parlando di un rapporto di cui una delle parti non è consenziente ne' sessualmente matura. Ben altra cosa quindi.
E le due cose, come abbiamo ben potuto vedere, non hanno alcuna connessione.

Se proprio si vuole appoggiare e fondare la propria tesi su un singolo studio si deve quanto meno leggerlo, benchè si tenga comunque conto che un singolo studio può non essere rilevante se non ci sono altri studi a conferma. Oltretutto bisogna considerare tantissimi altri paramentri, ad esempio la grandezza del campione analizzato, la buona fede di chi compie lo studio nello scegliere soggetti in maniera random e soprattutto nel non manipolare i dati per arrivare alla conclusione che più desidera.
Tutti gli studi fin'ora condotti non hanno mai riportato nessuna predisposizione tra un orientamento sessuale in particolare e la pedofilia. E come possiamo ben vedere, neanche quest'ultimo.

E' triste che alcune persone pur di trovare motivo di critica nei confronti di persone omosessuali facciano questi accostamenti azzardati ed infondati. Questo dimostra solo quanto siano tristi queste persone che, pur di trovare una giustificazione al proprio odio privo di senso nei confronti di persone omosessuali, si aggrappano ad ogni cavolata circoli sul web.

Bibliografia:

sabato 9 febbraio 2013

It's time.

Trovo questo spot australiano stupendo, mi fa venire la pelle d'oca ogni volta che lo guardo.

mercoledì 6 febbraio 2013

Regenerus e il pericolo omogenitorialità




Tra novembre e luglio 2012 sono stati pubblicati due articoli del sociologo americano Mark Regenerus dell'università del Texas a sostegno della tesi che l'omogenitorialità sia dannosa per un bambino. Il suo studio ha suscitato molto scalpore e disappunto da tutta la comunità scientifica. Si è aperto un dibattito tutt'ora molto acceso tra chi è a favore dell'omogenitorialità e chi è contrario. Lo studio conclude che i bambini che crescono con omosessuali, rispetto a quelli che crescono in ordinarie famiglie uomo-donna, hanno una maggiore probabilità di riscontrare disagi da adulti: molti sono disoccupati, più inclini ad alcol e droghe, più propensi a contrarre malattie veneree, più volte necessitano di uno psicologo, più propensi al suicidio, ecc...
Questo studio in realtà non riesce affatto a spiegare che l'omogenitorialità sia dannosa, ma piuttosto evidenzia che bambini cresciuti con genitori che divorziano o che si separano sono più soggetti a stili di vita instabili e poco sani, indipendentemente dall'orientamento sessuale dei genitori. Nulla di nuovo insomma.

Ma ovviamente, come succede in questi casi, un unico studio (tra l'altro fatto male) diventa l'arma di battaglia, la prova conclusiva per assecondare chi proprio non è d'accordo con le adozioni gay. Non importa che ci sono altri 10000 studi che dicono il contrario, se uno dice che è come la penso io, allora avrà ragione. E no miei cari, questa non è scienza, questa è stupidità.


LO STUDIO DI REGENERUS
I testi originali li trovate alle seguenti pagine:



L'errore di Regenerus è stato il campione utilizzato per lo studio. Per campione si intende una frazione di individui rappresentativi dell'intera popolazione. Due fattori molto importanti sono il numero del campione e la scelta degli individui che deve essere casuale. Se io ad esempio decido di calcolare la percentuale di esseri umani che hanno i capelli biondi nel mondo, chiaramente il risultato sarà molto differente se scelgo un campione di 10 persone o uno di centomila. Allo stesso modo se io faccio il campionamento prendendo solo individui di origine tedesca qualsiasi fosse la grandezza del campione lo studio non sarà valido perché ho scelto degli individui che non saranno rappresentativi dell'intero genere umano.

Il campione analizzato da Regenerus consiste in quasi 3000 individui adulti provenienti da diversi tipi di famiglie qui di seguito esposti:

1. IBF: Lived in intact biological family (with mother and father) from 0 to 18, and parents are still married at present(N = 919)
2.LM: R reported R’s mother had a same-sex romantic (lesbian) relationship with a woman, regardless of any otherhousehold transitions (N = 163)
3. GF: R reported R’s father had a same-sex romantic (gay) relationship with a man, regardless of any other householdtransitions (N = 73) 
4. Adopted: R was adopted by one or two strangers at birth or before age 2 (N = 101) 
5. Divorced later or had joint custody: R reported living with biological mother and father from birth to age 18, but par-ents are not married at present (N = 116) 
6. Stepfamily: Biological parents were either never married or else divorced, and R’s primary custodial parent was mar-ried to someone else before R turned 18 (N = 394) 
7. Single parent: Biological parents were either never married or else divorced, and R’s primary custodial parent did not marry (or remarry) before R turned 18 (N = 816) 
8. All others: Includes all other family structure/event combinations, such as respondents with a deceased parent(N = 406)
Da notare il gruppo "mother/father  had a same-sex romantic (lesbian/gay) relationship with a woman/men, regardless of any otherhousehold transitions" che non riguarda coppie gay o lesbica, ma solo genitori che hanno avuto una relazione omosessuale. Questo campione non ci dice nulla sulla situazione familiare e sui genitori che effettivamente erano presenti in casa e che hanno cresciuto il bambino, ma dice solo che c'erano relazioni omoaffettive da parte di uno dei genitori. Il campione non è quindi rappresentativo di coppie omosessuali stabili, ovvero le coppie a cui ci riferiamo quando parliamo di legalizzare le adozioni agli omosessuali.

Nelle seguenti tabelle alcuni dati dei risultati dello studio:





E' evidente che il campione non è affatto rappresentativo di famiglie omogenitoriali stabili ma la maggior parte  si riferisce a coppie che hanno divorziato, che si sono risposate, che hanno cambiato partner, ecc... Quindi la maggior parte riguarda casi di famiglie problematiche e con genitori instabili.
Il dato IBF, ovvero quello che contiene i dati "più sani" della tabella, è riferito agli adulti vissuti in famiglie composte da uomo donna che non hanno divorziato. Quelli riferiti agli omosessuali riguardano esclusivamente  genitori che hanno avuto almeno una volta nella vita una relazione con persone dello stesso sesso. Non si parla quindi di coppie gay vere e proprie.
Lo stesso Mark afferma che a volte non si conosceva il reale orientamento sessuale del genitore:
«I’d be more careful about the language I used to describe people whose parents had same-sex relationships. I said “lesbian mothers” and “gay fathers,” when in fact, I don’t know about their sexual orientation; I do know about their same-sex relationship behavior. But as far as the findings themselves, I stand behind them. My only hope for the study going in was to let the data say what it was going to say. » Fonte: Intervista a M Regenerus

Nel secondo articolo ci sono altri dati e dei chiarimenti sui campioni:
1 = Lived with both bio mother and father from 0 to 18 or until left home (N = 919).
2 = MLR, but never lived with mother’s same-sex romantic partner (N = 90).
3 = MLR, spent time in residence with mother’s same-sex romantic partner (N = 85).
4 = FGR (N = 61).
5 = Lived with both bio mom and dad until 18, but subsequently they’ve gotten a divorce (N = 116).
6 = Parents were married, but got a divorce, R lived with mother, and R reported subsequent relationship(s) and remarriage (N = 223).
7 = Parents were married, but got a divorce, R lived with mother, and R reported subsequent relationship(s) but no remarriage (N = 278).
8 = Parents were married, but got a divorce, R lived with mother, and R reported NO subsequent relationship before 18 (N = 108).
9 = Parents never married, R lived with mother, and R reported subsequent relationship(s) and marriage (N = 104).
10 = Parents never married, R lived with mother, and R reported subsequent relationship(s) but no marriage (N = 221).
11 = Parents never married, R lived with mother, and R reported NO subsequent relationship (N = 48).
12 = Parents were married, but one parent died, and R reported subsequent relationship(s), possibly including remarriage (N = 117).
13 = Parents were married, but one parent died, and R reported NO subsequent relationship (N = 28).
14 = Adopted by strangers at birth or 1 year (at some point, either one or two adopted parents) (N = 101).
15 = Parents were married, but got a divorce, R lived with father (84% of the time, R said father had another relationship) (N = 95)
La maggior parte dei casi anche qui riguardano sempre e solo famiglie che si sfasciano. Genitori che hanno relazioni omoaffettive e che spesso crescono i figli in assenza di altra figura genitoriale in casa, o nella maggior parte dei casi si parla di divorziati che hanno successive relazioni (omo o etero che sia) e talvolta si risposano.

Gli psicologi hanno sempre condiviso che divorzio e separazione non fanno bene al bambino. La separazione può essere un trauma, e per tale motivo alcuni di loro possono essere tendenti ad uno stile di vita non molto stabile e sano. Ma ciò vale sia per le famiglie eterosessuali sia per quelle omosessuali. 

Uno studio valido, e che volesse mettere a confronto la crescita in una famiglia composta da uomo e donna e tra uomo e uomo o donna e donna, avrebbe dovuto prendere in considerazione solo famiglie aventi relazioni stabili e non famiglie di cui i bambini cambiavano continuamente le figure genitoriali di riferimento.

Ma studi su coppie gay/lesbiche monogame e stabili sono già stati fatti da parte di associazioni di psicologi e pediatri e da cui hanno potuto confermare la mancanza di differenze tra i bambini cresciuti da persone di sesso opposto e dello stesso sesso.

COSA PENSANO DAVVERO GLI PSICOLOGI SULL'OMOGENITORIALITA'
Tutt'ora sono quindi confermati gli studi condotti dalle varie associazioni di psicologi e pediatri che affermano che l'omogenitorialità non reca nessun tipo di danno al bambino. Quindi le tesi di Regenerus non sono mai state prese in considerazione.

L'American Psychological Association nel luglio 2004 ha dichiarato:
« non esiste alcuna prova scientifica che l'essere dei buoni genitori sia connesso all'orientamento sessuale dei genitori medesimi: genitori dello stesso sesso hanno la stessa probabilità di quelli eterosessuali di fornire ai loro figli un ambiente di crescita sano e favorevole. La ricerca ha dimostrato che la stabilità, lo sviluppo e la salute psicologica dei bambini non ha collegamento con l'orientamento sessuale dei genitori, e che i bambini allevati da coppie gay e lesbiche hanno la stessa probabilità di crescere bene quanto quelli allevati da coppie eterosessuali. »
« Inoltre, uno studio dell'American Civil Liberties Union sostiene che la maggior parte degli studi comparati sociologici indicano che i bambini cresciuti in famiglie omogenitoriali sono "relativamente normali". Quando si compara questi bambini con quelli di genitori eterosessuali, non si nota alcuna differenza "nelle valutazioni di popolarità, nell'adeguamento sociale, nei comportamenti di ruoli di genere, identità di genere, intelligenza, coscienza di sé, problemi emotivi, propensione al matrimonio e alla genitorialità, sviluppo morale, indipendenza, nelle funzioni del sé, nelle relazioni con gli oggetti o autostima". Infine, l'American Psychological Association sostiene le adozioni da parte di coppie dello stesso sesso e l'omogenitorialità, così come dichiarato nel 28 luglio e 30 luglio 2004. L'American Medical Association ha pubblicato una dichiarazione simile a supporto delle adozioni da parte di coppie dello stesso sesso e ha fatto appello ai suoi membri affiché lottino per una riduzione delle disparità nel sistema sanitario per i bambini con genitori omosessuali.» 
Fonte Wikipedia

L'AMMISSIONE DI ERRORE DI REGENERUS
Sempre su Wikipedia si evidenzia una stessa ammissione di colpa da parte di Regnerus:
« Uno studio molto controverso è stato, per esempio, quello del sociologo Mark Regnerus, che fu poi interpretato da diverse associazioni fondamentaliste cristiane attribuendo all'omosessualità dei genitori il disagio psichico dei bambini da essi educati, quando invece ciò era dovuto all'instabilità famigliare tipica di figli di genitori divorziati (il fatto che uno dei genitori fosse omosessuale e che si fosse fidanzato con una persona dello stesso sesso non aveva alcuna rilevanza). Lo stesso Mark Regnerus ha poi ammesso che il suo studio era stato interpretato male.»

LA STRUMENTALIZZAZIONE COLPISCE ANCORA
Avvenire e l'UCCR non si sono lasciati scappare la possibilità di poter strumentalizzare un fatto "scientifico" a difesa delle loro ideologie, diffondendo la notizia palesemente falsa che i figli dei gay sono disturbati. Tra l'altro riportano addirittura fatti non veri affermando che lo studio fosse approvato perfino dal New York Times e che ci fossero ben 18 scienziati e docenti universitari su tale rivista a sostegno di questo studio. Per eventuali dettagli su questa vicenda vi invito a visitare il post su bioetica.
E' comico come questi gruppi, che per anni hanno criticato questo genere di studi e il metodo scientifico, ora improvvisamente sono diventati grandi fan della scienza.